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Quando la memoria è presente si continua a vivere! 

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TESTIMONI DELLA CARITA'

Nello scegliere la strada

 della CARITA', della GIUSTIZIA, della PACE,

 vi sono alcuni personaggi che rappresentano

 per il vissuto di ogni uomo,

 cristiano e non cristiano,

 delle figure esemplari, dei punti di riferimento. 

Questi grandi uomini e donne hanno già percorso il sentiero che li ha 

condotti verso l'altro, verso il povero,
 
verso (per quelli di loro che erano cristiani)

 CRISTO.


(www.giovaniemissione.it)



Rauoul Folleraou

 

 
Rauoul Folleraou

 

 Nato il 7 Agosto 1903 a Nevers in Francia fu innanzitutto un poeta. Aveva 23 anni quando il suo nome apparve per la prima volta alla Comédie Française. Alcune sue opere di teatro raggiunsero la millesima rappresentazione.

Ma, fin dalla sua più giovane età, tutte le sue opere saranno consacrate alo scopo di combattere la miseria, l’ingiustizia sociale, il fanatismo sotto qualsiasi forma…
Per tutta la vita, egli denuncerà l’egoismo di chi possiede e di chi è potente, la vigliaccheria di “coloro che mangiano tre volte al giorno e s’immaginano che il resto del mondo faccia altrettanto”. 
Senza posa, egli suscita iniziative originali, dichiarando: “Nessuno ha il diritto di essere felice da solo” e “La civiltà è amarsi”.

Le più conosciute sono: 

1)“L’Ora dei poveri”

2)“La Battaglia contro la lebbra”  

3) “Un giorno di Guerra per la Pace”.

  • “…L’Ora dei Poveri domanda a ciascuno di devolvere almeno un’ora all’anno  del suo stipendio, reddito o beneficio, a sollievo degli infelici.  Gesto semplice, facile a farsi, alla portata di tutti. Donare un’ora all’anno ai poveri è innanzi tutto dedicare loro questo momento della nostra vita, pensare a loro, consacrare loro il nostro lavoro. E’ un’opera d’amore. L’Ora dei Poveri no è un’elemosina, ma un gesto fraterno nel quale i ricchi no si distinguono dai poveri che per la possibilità che hanno di fare, nello stesso periodo di tempo, un bene maggiore”.
  • Nel 1954 Raoul FOLLEREAU fondò la “Giornata Mondiale dei Lebbrosi”, con lo scopo di: "… Ottenere che i malati di lebbra siano curati come tutti gli altri malati nel rispetto della loro libertà e dignità di uomini, e “guarire i sani” dalla paura assurda e talvolta criminale che hanno di questa malattia e di coloro che ne sono colpiti.” Celebrata oggi in 127 paesi, essa è veramente diventata secondo il desiderio del suo fondatore, “un immenso appuntamento d’amore” che reca agli ammalati, più ancora dei considerevoli aiuti materiali, la gioia e la fierezza di essere trattati da uomini.
  • Il 1° Settembre del 1964 egli scrisse a UTHANT per domandare :           “ Che tutte le nazioni dell’ONU decidano che ogni anno, in occasione di una Giornata Mondiale della Pace (idea realizzata qualche anno più tardi dal Papa PAOLO VI), esse preleveranno sui loro rispettivi bilanci quello che loro costa un giorno di armamenti e lo metteranno in comune per lottare contro le carestie, i bassifondi e le grandi endemie che decimano l’umanità”. Tre milioni di giovani, appartenenti a 125 paesi, hanno allora firmato la seguente dichiarazione: “Noi, giovani dai 14 ai 20 anni, facciamo nostro l’appello “un giorno di Guerra per la Pace” rivolto da Raoul FOLLERAU all’ONU e ci impegnamo ad avvalerci, al giusto momento, dei nostri diritti civili e politici per assicurare il successo”. IL 5 DICEMBRE 1969, CON 92 VOTI e 7 astensioni, l’ONU domandava a ciascuno Stato di studiare le modalità di attuazione.

Madre Teresa

Madre Teresa
“ Sono albanese di sangue, indiana di cittadinanza. Per quel che attiene alla mia fede, sono una suora cattolica. Secondo la mia vocazione, appartengo al mondo. Ma per quanto riguarda il mio cuore, appartengo interamente al Cuore di Gesù”.Di conformazione minuta, ma di fede salda quanto la roccia, a Madre Teresa di Calcutta fu affidata la missione di proclamare l’amore assetato di Gesù per l’umanità, specialmente per i più poveri tra i poveri. “Dio ama ancora il mondo e manda me e te affinché siamo il suo amore e la sua compassione verso i poveri”. Era un’anima piena della luce di Cristo, infiammata di amore per Lui e con un solo, ardente desiderio: “saziare la Sua sete di amore e per le anime”.
 
Questa luminosa messaggera dell’amore di Dio nacque il 26 agosto 1910 a Skopje, città situata al punto d’incrocio della storia dei Balcani. La più piccola dei cinque figli di Nikola e Drane Bojaxhiu, fu battezzata Gonxha Agnes, ricevette la Prima Comunione all’età di cinque anni e mezzo e fu cresimata nel novembre 1916. Dal giorno della Prima Comunione l’amore per le anime entrò nel suo cuore. L’improvvisa morte del padre, avvenuta quando Agnes aveva circa otto anni, lasciò la famiglia in difficoltà finanziarie. Drane allevò i figli con fermezza e amore, influenzando notevolmente il carattere e la vocazione della figlia. La formazione religiosa di Gonxha fu rafforzata ulteriormente dalla vivace parrocchia gesuita del Sacro Cuore, in cui era attivamente impegnata.
 
All’età di diciotto anni, mossa dal desiderio di diventare missionaria, Gonxha lasciò la sua casa nel settembre 1928, per entrare nell’Istituto della Beata Vergine Maria, conosciuto come “le Suore di Loreto”, in Irlanda. Lì ricevette il nome di suor Mary Teresa, come Santa Teresa di Lisieux. In dicembre partì per l’India, arrivando a Calcutta il 6 gennaio 1929. Dopo la Professione dei voti temporanei nel maggio 1931, Suor Teresa venne mandata presso la comunità di Loreto a Entally e insegnò nella scuola per ragazze, St. Mary. Il 24 maggio 1937 suor Teresa fece la Professione dei voti perpetui, divenendo, come lei stessa disse: “la sposa di Gesù” per “tutta l’eternità”. Da quel giorno fu sempre chiamata Madre Teresa. Continuò a insegnare a St. Mary e nel 1944 divenne la direttrice della scuola. Persona di profonda preghiera e amore intenso per le consorelle e per le sue allieve, Madre Teresa trascorse i venti anni della sua vita a “Loreto” con grande felicità. Conosciuta per la sua carità, per la generosità e il coraggio, per la propensione al duro lavoro e per l’attitudine naturale all’organizzazione, visse la sua consacrazione a Gesù, tra le consorelle, con fedeltà e gioia.
 
Il 10 settembre 1946, durante il viaggio in treno da Calcutta a Darjeeling per il ritiro annuale, Madre Teresa ricevette l’“ispirazione”, la sua “chiamata nella chiamata”. Quel giorno, in che modo non lo raccontò mai, la sete di Gesù per amore e per le anime si impossessò del suo cuore, e il desiderio ardente di saziare la Sua sete divenne il cardine della sua esistenza. Nel corso delle settimane e dei mesi successivi, per mezzo di locuzioni e visioni interiori, Gesù le rivelò il desiderio del suo Cuore per “vittime d’amore” che avrebbero “irradiato il suo amore sulle anime.” ”Vieni, sii la mia luce”, la pregò. “Non posso andare da solo” Le rivelò la sua sofferenza nel vedere l’incuria verso i poveri, il suo dolore per non essere conosciuto da loro e il suo ardente desiderio per il loro amore. Gesù chiese a Madre Teresa di fondare una comunità religiosa, le Missionarie della Carità, dedite al servizio dei più poveri tra i poveri. Circa due anni di discernimento e verifiche trascorsero prima che Madre Teresa ottenesse il permesso di cominciare la sua nuova missione. Il 17 agosto 1948, indossò per la prima volta il sari bianco bordato d’azzurro e oltrepassò il cancello del suo amato convento di “Loreto” per entrare nel mondo dei poveri.
 
Dopo un breve corso con le Suore Mediche Missionarie a Patna, Madre Teresa rientrò a Calcutta e trovò un alloggio temporaneo presso le Piccole Sorelle dei Poveri. Il 21 dicembre andò per la prima volta nei sobborghi: visitò famiglie, lavò le ferite di alcuni bambini, si prese cura di un uomo anziano che giaceva ammalato sulla strada e di una donna che stava morendo di fame e di tubercolosi. Iniziava ogni giornata con Gesù nell’Eucaristia e usciva con la corona del Rosario tra le mani, per cercare e servire Lui in coloro che sono “non voluti, non amati, non curati”. Alcuni mesi più tardi si unirono a lei, l’una dopo l’altra, alcune sue ex allieve.
 
Il 7 ottobre 1950 la nuova Congregazione delle Missionarie della Carità veniva riconosciuta ufficialmente nell’Arcidiocesi di Calcutta. Agli inizi del 1960 Madre Teresa iniziò a inviare le sue sorelle in altre parti dell’India. Il Diritto Pontificio concesso alla Congregazione dal Papa Paolo VI nel febbraio 1965 la incoraggiò ad aprire una casa di missione in Venezuela. Ad essa seguirono subito altre fondazioni a Roma e in Tanzania e, successivamente, in tutti i continenti. A cominciare dal 1980 fino al 1990, Madre Teresa aprì case di missione in quasi tutti i paesi comunisti, inclusa l’ex Unione Sovietica, l’Albania e Cuba.
 
Per rispondere meglio alle necessità dei poveri, sia fisiche, sia spirituali, Madre Teresa fondò nel 1963 i Fratelli Missionari della Carità; nel 1976 il ramo contemplativo delle sorelle, nel 1979 i Fratelli contemplativi, e nel 1984 i Padri Missionari della Carità. Tuttavia la sua ispirazione non si limitò soltanto alle vocazioni religiose. Formò i Collaboratori di Madre Teresa e i Collaboratori Ammalati e Sofferenti, persone di diverse confessioni di fede e nazionalità con cui condivise il suo spirito di preghiera, semplicità, sacrificio e il suo apostolato di umili opere d’amore. Questo spirito successivamente portò alla fondazione dei Missionari della Carità Laici. In risposta alla richiesta di molti sacerdoti, nel 1991 Madre Teresa dette vita anche al Movimento Corpus Christi per Sacerdoti come una “piccola via per la santità” per coloro che desideravano condividere il suo carisma e spirito.
 
In questi anni di rapida espansione della sua missione, il mondo cominciò a rivolgere l’attenzione verso Madre Teresa e l’opera che aveva avviato. Numerose onorificenze, a cominciare dal Premio indiano Padmashri nel 1962 e dal rilevante Premio Nobel per la Pace nel 1979, dettero onore alla sua opera, mentre i media cominciarono a seguire le sue attività con interesse sempre più crescente. Tutto ricevette, sia i riconoscimenti sia le attenzioni, “per la gloria di Dio e in nome dei poveri”.
 
L’intera vita e l’opera di Madre Teresa offrirono testimonianza della gioia di amare, della grandezza e della dignità di ogni essere umano, del valore delle piccole cose fatte fedelmente e con amore, e dell’incomparabile valore dell’amicizia con Dio. Ma vi fu un altro aspetto eroico di questa grande donna di cui si venne a conoscenza solo dopo la sua morte. Nascosta agli occhi di tutti, nascosta persino a coloro che le stettero più vicino, la sua vita interiore fu contrassegnata dall’esperienza di una profonda, dolorosa e permanente sensazione di essere separata da Dio, addirittura rifiutata da Lui, assieme a un crescente desiderio di Lui. Chiamò la sua prova interiore: “l’oscurità”. La “dolorosa notte” della sua anima, che ebbe inizio intorno al periodo in cui aveva cominciato il suo apostolato con i poveri e perdurò tutta la vita, condusse Madre Teresa a un’unione ancora più profonda con Dio. Attraverso l’oscurità partecipò misticamente alla sete di Gesù, al suo desiderio, doloroso e ardente, di amore, e condivise la desolazione interiore dei poveri.
 
Durante gli ultimi anni della sua vita, nonostante i crescenti seri problemi di salute, Madre Teresa continuò a guidare la sua Congregazione e a rispondere alle necessità dei poveri e della Chiesa. Nel 1997 le suore di Madre Teresa erano circa 4.000, presenti nelle 610 case di missione sparse in 123 paesi del mondo. Nel marzo 1997 benedisse la neo-eletta nuova Superiora Generale delle Missionarie della Carità e fece ancora un viaggio all’estero. Dopo avere incontrato il Papa Giovanni Paolo II per l’ultima volta, rientrò a Calcutta e trascorse le ultime settimane di vita ricevendo visitatori e istruendo le consorelle. Il 5 settembre 1997 la vita terrena di Madre Teresa giunse al termine. Le fu dato l’onore dei funerali di Stato da parte del Governo indiano e il suo corpo fu seppellito nella Casa Madre delle Missionarie della Carità. La sua tomba divenne ben presto luogo di pellegrinaggi e di preghiera per gente di ogni credo, poveri e ricchi, senza distinzione alcuna. Madre Teresa ci lascia un testamento di fede incrollabile, speranza invincibile e straordinaria carità. La sua risposta alla richiesta di Gesù: “Vieni, sii la mia luce”, la rese Missionaria della Carità, “Madre per i poveri”, simbolo di compassione per il mondo e testimone vivente dell’amore assetato di Dio.
 
Meno di due anni dopo la sua morte, a causa della diffusa fama di santità e delle grazie ottenute per sua intercessione, il Papa Giovanni Paolo II permise l’apertura della Causa di Canonizzazione. Il 20 dicembre 2002 approvò i decreti sulle sue virtù eroiche e sui miracoli.
 
 
  
 
 

Ghandi

Ghandi
 Mohandas Gandhi (1869-1948), detto Mahatma (Grande Anima),uomo politico indiano laureato in legge in Inghilterra, visse dal 1893 al 1914 in Sudafrica dove intraprese lotte non violente per l'uguaglianza razziale e sociale.
Nel 1919 tornato in India iniziò una lotta, basata sulla disobbedienza civile e il boicottaggio statale, per l'indipendenza dell'India dal colonialismo inglese.
 Partecipò ai negoziati che si conclusero con la proclamazione dell'indipendenza dell'India il 15 agosto 1947.
 Lottò contro la suddivisione in caste della socetà indiana infatti le sue comunità erano frequentate anche dagli "intoccabili" che facevano parte dell'ultimo gradino sociale.
 Mentre cercava tenacemente di riapacificare India e Pakistan separate da rivalità religiose, il 30 genneio 1948, fu assassinato, con tre colpi al petto, da un fanatico indù.
Tutta l'India quel giorno pianse il suo liberatore.
 Le sue ceneri vennero gettate nel Gange ed oggi la sua anima continua a vivere nei suoi discepoli e in ciascuno di noi.

IL PENSIERO

• "Qualsiasi persona, uomo o donna, può ottenere i miei stessi risultati se solo compirà lo stesso sforzo e coltiverà la stessa speranza e la stessa fede"

• "Spesso il titolo di Mahatma (Grande Anima) mi ha profondamente addolorato, sono un essere mortale qualunque, soggetto alle stesse debolezze di tutti gli altri esseri viventi, non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la nonviolenza sono antiche come le montagne. L'unica cosa che ho fatto è di aver cercato di sperimentarle al massimo delle mie possibilità."

• "Sono fedele soltanto alla verità e non devo obbedienza a nessuno salvo che alla verità"

• "Non si potrà mai giungere alla vera democrazia con mezzi falsi e violenti.... La libertà individuale può attuarsi soltanto in un regime di autenticità"

• "Non vi è limite all'estensione dei nostri servizi ai nostri vicini di là dalle frontiere fatte dagli Stati. Dio non ha mai creato frontiere"

• "Non desidero rinascere. Ma se devo rinascere, vorrei nascere intoccabile, in modo da poter dividere i loro dolori, le loro sofferenze, e gli affronti che vengono loro recati, e cercare così di liberare me stesso e loro da questa condizione miserabile" 
 

Martin Luther King


Martin Luther King (1929 - 1968)
 
Biografia e tappe principali della sua vita 
 
  • Pastore battista e uomo politico, principale sostenitore e guida della protesta non violenta dei neri d’America contro la segregazione razziale
  • Nel 1947, ordinato pastore, comincia la sua sfida alla segregazione in Alabama;
  • Nel 1955 guida il boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery protestando per l’arresto di Rosa Parks;
  • In carcere
  • Intensifica la sua campagna per i diritti civili (iscrizione dei neri nelle liste elettorali, abolizione della segregazione razziale, migliorare la qualità dell’istruzione)
  • E nel 1963 si ha la marcia a Birmingham (Alabama);
  • In carcere
  • Si reca in India per conoscere l’ambiente, la cultura e il messaggio del Mahatma Gandhi ed approfondire la conoscenza del "satyagraha" : il principio della persuasione nonviolenta sostenuto da Gandhi
  • 29 agosto 1963
  • A Washington la grande marcia pacifista - 250.000 persone - conclusa con il celebre discorso :“I have a dream…” "…Sogno che sulle rosse colline della Georgia i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi padroni possano sedere insieme al tavolo della fratellanza"
  • In carcere e minacciato
  • Le minacce, le bombe e le ritorsioni del Ku Klux Klan;
  • Sostegno e aiuto del Presidente Kennedy;
  • Nel 1964 approvazione del Civil Rights Bill (abolizione della segregazione nei servizi pubblici e nelle scuole);
  • Nel 1964 a Oslo riceve il premio Nobel per la pace;
  • Nel 1965 è a Los Angeles dove molti neri, esasperati dai continui attacchi, rispondono con la violenza e si oppone alla frange più violenta del suo movimento;
  • Si trasferisce con la moglie e i figli in un quartiere povero di Chicago;
  • Il 4 aprile del 1968 viene assassinato a Memphis, nel Tennessee


Il Pensiero

  • “…La conseguenza della nonviolenza è la creazione di una comunione di amore, mentre la conseguenza della violenza è un tragico risentimento”
 
  •  “… È necessario condividere la sorte dei fratelli più poveri perché la lotta abbia successo”

 

  • "Ci troviamo ora di fronte al fatto che domani è già oggi..."

 

  • "La speranza spetta a noi, e per quanto potremmo desiderare altrimenti, dobbiamo scegliere in questo momento cruciale della storia umana."

 

  • "La vera scelta non e' tra nonviolenza e violenza ma tra nonviolenza e non esistenza... Se non riusciremo a vivere come fratelli moriremo tutti come stolti".


“Ai nostri più accaniti oppositori noi diciamo: Noi faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare le sofferenze;
 andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d’animo.
 Fateci quello che volete e noi continueremo ad amarvi.
Noi non possiamo in buona coscienza, obbedire alle vostre leggi ingiuste, perché la non cooperazione col male è un obbligo morale non meno della cooperazione col bene.
 Metteteci in prigione e noi vi ameremo ancora.
 Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli e noi vi ameremo ancora.
 Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case nella notte, batteteci e lasciateci mezzi morti e noi vi ameremo ancora.
Ma siate sicuri che noi vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire
. Un giorno noi conquisteremo la libertà, ma non solo per noi stessi: faremo talmente appello al vostro cuore ed alla vostra coscienza che alla lunga conquisteremo voi e la nostra vittoria sarà una duplice vittoria.
 L’amore è il potere più duraturo che vi sia al mondo”.
 
M. L. KING , La forza di amare